Scena del crimine 3 / Blood parte
3
di Vale AlbaDiggi
San
Francisco
Palazzo
di giustizia – Bryant Street 850 - Sede del CSI
Ben
uscì dall’ascensore, facendosi strada fra la folla che invece vi entrava. Il caos
di quel luogo lo colpì in maniera particolare, c’era stato il giorno prima e
non l’aveva trovata così gremita di gente.
“Dev’essere
a causa del macello di ieri.” pensò Reilly. Trovare il tenente Lennon fu più
difficile del previsto: secondo alcuni agenti di guardia era sulla scena del
crimine di S. Clara Avenue, secondo altri era in giro per il CSI, mentre altri
ancora la stavano cercando. Alla fine, Shirley Lennon apparve misteriosamente,
sbucata da uno dei tanti laboratori d’analisi.
-
Agente Reilly! – disse vedendolo.
-
Tenente. – rispose lui formalmente – Sono venuto a parlarle… -
-
Del mio discorso di ieri con il Presidente della commissione O’Hara? -
-
Io…si, ma come… -
-
Come faccio a sapere che lei sa? Faccio questo mestiere da un bel po’ di tempo,
agente, e credo di essere in grado di accorgermi se qualcuno origlia una mia
conversazione, lo dica al suo amico Willis. Inoltre vedo che lei ha in tasca
una copia del San Francisco Herald, dovrebbero esserci le mie dichiarazioni sul
suo salvataggio di ieri. -
-
Si, sono… -
-
Sono quello che devono essere. Ha salvato una vita, ieri, oltre che un
testimone. Perciò ho parlato con la stampa e ho proposto la sua promozione e il
trasferimento al CSI, se lei è d’accordo. -
-
Tenente, le sono grato, mi creda. Ma non posso entrare nel CSI, mi dispiace. –
Ben infilò una parola dopo l’altra, cercando di non tradire il suo sentimento
contrario.
-
Davvero? E perché? – disse
-
Perché… - cominciò a dire l’agente -…non rida, per favore. La verità è che non
lo so. -
Un
piccolo sorriso sfuggì al tenente.
-
Si, lo so, è ridicolo. È che sono abituato ad agire così…a pensare che la vita
non mi appartenga e che il mio sia solo un furto. -
- A
proposito di furto… - disse Shirley, guardandolo furbescamente – Sa che ho
mandato al laboratorio di analisi quel… reperto che ha “trovato”? -
-
Ehi, bellezza svegliati. – disse Logan.
-
Gggruuuhhmmmm… - fu la risposta.
-
Emma, alzati…altrimenti potrei distrattamente infilarmi sotto le coperte. -
-
Uhmmm…è uno sporco ricatto. Non tutti possiedono un fattore rigenerante
accelerato come te… -
Quelle
parole stimolarono un ricordo nella mente di Logan; si osservò le braccia su
cui la notte prima Henry McCoy, un X-Man, un amico, aveva aperto delle ferite
profonde, in preda ad un raptus feroce inspiegabile per il canadese.
-
Dobbiamo andare a cercare Hank. – disse Colosso entrando nella stanza.
-
Va bene, va bene… - disse Emma Frost, scendendo dal letto.
-
Ti aspettiamo fuori mentre ti prepari. – disse Peter.
-
No, perché…sono certo che Emma sia una donna moderna… - disse Wolverine, ma
possenti mani lo trascinarono fuori.
- L’apparecchio
non è un manufatto. Sembra prodotto in serie. – disse Larry Talenkov, del
laboratorio di analisi del CSI – O almeno così ha detto Marie, è lei l’esperta
di roba elettronica…comunque, quello che posso dirle io, tenente, è che hanno
usato questo affare per succhiare il sangue dalle vittime, il che esclude
Franklin Ganaver, non credo che fosse in grado… -
-
Non saltare alle conclusioni. – disse il tenente.
-
Ok…comunque, credo che questo gingillo venga da Mansell Street o da lì
vicino…ho trovato tracce di polline di graminacee…di un tipo che si trovano
solo al John McLaren Park che è lì vicino.-
-
Alt! – disse il tenente Lennon – È poco, Larry. Una difesa farebbe a pezzi
questa prova in un attimo. -
-
Ho avuto poco tempo, sto ancora aspettando i risultati di altre analisi…questo
congegno ha contenuto molto sangue e di diversi gruppi sanguigni. Credo si
tratti di sangue mutante, perché la macchina si è impallata… -
-
Prova a reimpostarla per ricercare geni umani aberranti. – intervenne l’agente
Reilly - Dovrebbe darti il gene X; - il CSI squadrò Ben con stupore e questi
continuò – si, lo so…il gene X non è aberrante, ma le vostre macchine non lo
riconoscono… -
-
Io…ci proverò…se il tenente… -
-
Larry, smettila di chiamarmi “tenente” solo perché c’è un estraneo allo staff.
– disse
Dicendo
questo, trascinò fuori Ben e prima che potesse parlare, prese la parola.
-
Senta, Reilly – disse lei – come le dicevo prima, faccio questo mestiere da un
bel po’, perciò se io dico che una persona ha le capacità di entrare nella mia
squadra quella persona può entrare nella mia squadra. Vede, se avesse un
qualche motivo per non lasciare il suo lavoro, avrei taciuto. Che c’è…non vuole
lasciare un collega con cui va molto d’accordo? -
-
Ah, beh…se è per questo c’è Steve Harris che già mi invidia, perché lui ha
fatto domanda da una vita per entrare nel CSI… -
- È
suo amico? -
-
Si, ma non è questo che mi trattiene. Vede, si tratta del fatto che non credo
di meritarmi questo possibilità. -
-
Reilly, era lei a impartire consigli ai miei esperti, vero? Lei non solo può
entrare nel CSI, lei lo merita, Reilly, lo capisce? È suo il merito. -
-
Io…grazie…è solo che… -
-
Senza fretta. Ha del tempo per pensarci, dato che dovrò convincere i miei
superiori. -
-
D’accordo… -
-
Ci rivedremo Reilly. Spero che per allora avrà cambiato idea. -
Ben
non replicò, anche se avrebbe voluto farlo. Salutò la donna e si avviò verso
l’uscita, con la testa confusa e il cuore ricolmo di ricordi.
Il
dolore era indescrivibile, la rabbia oltre ogni controllo. Percepiva la città
come un’enorme tana echeggiante di suoni e di odori, il che gli dava la
sensazione di stare in una “casa”, anche se nel senso più ancestrale del
termine. Grugnì con veemenza, poi arrivò carponi fino al parapetto del balcone
dove si trovava: riconosceva quegli odori. Doveva seguirli.
-
Posso aiutarla? – chiese Lindsay McCabe, alla ragazza bionda che era entrata
nell’agenzia.
-
La signorina Drew? – chiese l’altra.
-
No, sono Lindsay McCabe. Jessica al momento è fuori città, diciamo, ma può dire
a me. -
- Volevo
solo rinnovarvi l’incarico a proposito di queste. – disse la cliente.
-
Ah, si…mi sono interessata al caso, signorina Spacey…è che… -
-
Continuano a spostarsi di stato in stato? -
-
Si, individuarli è stato difficile e sono certa che se ne siano già andati. -
-
Capisco. -
-
La prego…continueremo le indagini… -
-
Non sapete cosa cercare, vero? Voi… -
-
No, in effetti. E abbiamo paura per lei, perché vuole farsi del male? -
- Me ne hanno già fatto molto, signorina
McCabe. -
-
Posso capire… -
-
No, non può. Preghi perché non possa mai capire le mie parole. -
Ben
Reilly accelerò bruscamente sulla sua moto d’ordinanza, sfrecciando fra alcune
macchine.
“Devo
smetterla, devo vivere la mia vita.” pensò “Possibile che mi sia ancora
difficile pensare che le mie abilità siano soltanto mie e che io non le stia
rubando? Accidenti Reilly, sei talmente abituato alle disgrazie da dare un
calcio alla fortuna così, senza pensarci! CSI! Saresti un ispettore,
guadagneresti il quadruplo, ferie maggiori…per non parlare delle
responsabilità, certo, ma quelle sono sempre piaciute ai Ragni.”
Improvvisamente,
a qualche chilometro di distanza, Ben vide alzarsi una colonna di luce
gigantesca, che sembrava chiamarlo. Si bloccò per un secondo, sfruttando un
semaforo rosso per stropicciarsi gli occhi e alzare la visiera del casco:
inutile, l’immagine era sempre lì, la vedeva e la percepiva anche ad occhi
chiusi.
-
Ehi, allora vuoi muoverti? – disse qualcuno più indietro. Era scattato il verde
da qualche secondo, e quelli che non vedevano che a bloccare il traffico era un
poliziotto, clacsonavano con veemenza. Nessuno sembrava notare quella colonna
lucente ed eterea che si ergeva più avanti.
“Ecco,
a forza di mortificarmi e ragionare in terza persona sto impazzendo.” Pensò
l’agente Reilly abbassandosi la visiera e partendo. Sfruttando il suo
equilibrio potenziato, gli fu facile passare in mezzo a numerose macchine ed
eseguire curve a tutta velocità che nemmeno il più spericolato fra gli
stunt-man avrebbe saputo compiere. Il suo corpo era tutt’uno con il veicolo e
alcuni passanti si voltarono a guardarlo sfrecciare a tutta velocità; alla
fine, imbucò un vicolo, parcheggiò la moto e aprì il baule porta oggetti. Tre
secondi dopo, il Ragno Rosso volteggiava su San Francisco, mentre ad un
passante venne inspiegabilmente voglia di urlare “Ehi, ma quello gli ha rubato
le pizze!”1
Holly
Park – nel frattempo
Il
Ragno Rosso si lanciò fra gli alberi, nascondendosi da eventuali pericoli. Il
segnale luminoso era talmente vicino da sembrare enorme ed accecante, perciò
non prometteva nulla di buono. Il supereroe saltò in un altro albero,
avvicinandosi ancora; improvvisamente il senso di ragno impazzì e Ben si girò
appena in tempo per accompagnare l’assalto di Wolverine.
-
Possibile che dobbiamo incontrarci sempre così, noi due? – chiese il clone,
atterrando sull’erba. -
-
Ti preferivo con il casco in testa, con questo costume sembri un po’… - disse
Logan.
-
Ehi Rosso. – fece Emma, accompagnata da Colosso.
-
È opera vostra, quell’affare? – chiese
Ben rialzandosi e indicando la colonna di luce.
-
Si, conoscevo le tue coordinate telepatiche, ma non volevo che i tuoi colleghi ti
vedessero parlare con uno schianto come me. -
-
Che tra l’altro è una X-Man. Non avrebbe giovato alla tua identità segreta. –
terminò Colosso.
-
Potevate contattarmi, spiegarmi… - replicò Reilly.
-
Sarebbe stato meno divertente. – disse Emma.
-
Sei sempre così simpatica? -
-
No, solo con quelli che si vestono di rosso. Mi piace il… -
-
Va bene, va bene…tagliamo corto, ok? Che volete? -
-
Ieri un nostro compagno,
-
Puoi parlare. – disse Ben, rassicurandolo.
-
Non sappiamo bene cosa gli sia successo. Crediamo che fosse arrivato più vicino
di noi a scoprire cosa c’è dietro a questa serie di omicidi mutanti e che…beh,
qualcuno deve averlo fatto uscire di testa, perché ieri ci ha attaccati. È fuori
di se. -
-
Voi cosa sapete? -
-
Noi? – disse Wolverine – Sappiamo che non è impazzito da solo e che ora è in
libertà. -
- E
che ovviamente l’uomo con cui ti sei scontrato ieri non è il responsabile del
cambiamento di Hank. – aggiunse Peter.
-
Franklin Ganaver…già certo. Credo sia una vittima involontaria anche lui. –
disse Ben.
Hai
qualche idea di dove possa essere Henry? –
Shirley
Lennon ha visto in faccia la morte più e più volte, sui tavoli di obitorio o
nelle sparatorie in strada, eppure persino la morte le sembrò migliore (e se
non altro più simpatica) di quella vecchia mummia del Comandante Renter.
-
Comandante…io mi rendo conto… -
-
No, Lennon! Lei non si rende conto. I media sparlano dei nostri fallimenti…dei
vostri fallimenti! -
-
Con tutto il rispetto, comandante…con maggiori mezzi… -
-
Tenente, non le conviene arrischiarsi per questa strada. -
-
Non si tratta solo di soldi, ma di menti. Le sto chiedendo di assumere una
mente brillante e meritevole…e lodata dai media. -
-
Lodata da lei! -
-
Mi conosce comandante, sa che… - ma a questo punto
-
Lei sta insinuando… -
-
Sto insinuando? Erano o no amici di suo figlio, figli dei suoi alleati
politici… -
-
BASTA! Questo Rully… -
-
Reilly. -
- …non
lavorerà mai nel nostro CSI! Finché… -
-
Finché la stampa non rivelerà questi particolari? – chiese Shirley Lennon, con
aria innocente.
Mark
sedeva su di una panchina, accanto ad un’aiuola di aulenti graminacee.
“Franklin,
che fql"% stiamo facendo?” pensava, ricordando in che stato era tornato l’essere
al quartier generale dell’organizzazione criminale. Fra loro c’era un legame
molto particolare, ognuno sapeva quando l’altro aveva un problema, anche se
Mark cercava di ignorarlo per non rassegnarsi ad essere amico di un mostro. Non
era un vero e proprio richiamo, ma sembrava che Franklin sapesse sempre quando
l’unica persona che l’aveva amato (anche se per finta) era in pericolo: era una
sorta di attaccamento dato dall’illusione di un bene necessario, ma stavolta le
illusioni non sembravano funzionare, Franklin non si era ancora presentato. Il
siero che il Signore del Crimine gli dava lo stava cambiando, prima di allora
non aveva mai avuto poteri, era solo un insulso omuncolo con gli occhi gialli.
“Il
Boss deve aver trattenuto Frank per sottoporlo ad altri esami…ma perché ci ha
chiesto di portare sempre appresso questi strani aggeggi ad ultrasuoni?” pensò
Mark giocherellando con il congegno in mano, senza sapere a che servisse.
-
Che accidenti… - disse improvvisamente, mentre due mani lo sollevavano di peso.
-
Qualcosa mi dice che tu sai dove possiamo trovare Hank McCoy. – disse
Wolverine, guardando verso l’albero su cui stava appollaiato il Ragno Rosso.
Ben aveva mandato avanti gli X-Men in quanto aveva già incontrato Mark come
Reilly e non poteva rischiare di insospettirlo.
Il
criminale non rispose a Logan, si limitò a premere il segnalatore. Un dolore
lancinante penetrò nelle orecchie dell’artigliato, che lasciò andare la sua
preda.
-
Che ti succede, Logan? – chiese Colosso, avvicinandosi.
-
Mi serve Franklin al McLaren Park! SUBITO! – gridò Mark nel cellulare, poco
prima che il calcio di Emma lo raggiungesse.
-
Spegnilo! Fatelo smettere… - ruggiva Logan.
-
Tutto ‘sto casino per un fischietto per cani! – disse, stritolandolo fra le
dita diamantine.
Il
criminale intanto era rimasto a terra, indeciso sul da farsi, poi lo vide e
ghignò.
“Ecco
cosa aveva in mente il Signore del Crimine!”
Henry
McCoy atterrò sull’erba minacciosamente. Il suo volto era deformato in una
smorfia selvaggia, di odio, la bocca era intrisa di bava.
-Hank!
– gridò Colosso, cercando di andargli incontro, ma
-
Non riesco a calmarlo! – gridò Emma, mentre il Ragno Rosso cercava di
allontanarlo dal gruppo con un doppio calcio.
Franklin
volava, con il vento che gli fischiava nelle orecchie. Le ferite riportate
dall’ultima lotta con gli X-Men non erano ancora guarite del tutto, ma questo
non l’avrebbe fermato.
Qualche
secondo prima era rinchiuso nella sua gabbia di contenimento, dopo l’ennesima
iniezione di siero. La mente stava ruotando vorticosamente, quando gli
altoparlanti della sua cella hanno gridato John M cLaren Park…Mark è in pericolo…va
al McLaren Park… nel suo delirio, erano le uniche parole che aveva carpito.
Un secondo dopo aveva prodotto un’enorme esplosione di energia, distruggendo
parte dell’edificio e fiondandosi nell’aria.
“Mark.”
era il suo unico pensiero.
Il
Rosso si lanciò contro Hank, spingendolo lontano dai passanti.
-
McCoy! Torni in sé! – gridò, cercando di tenerlo fermo.
-
Ahhhhrrrrr…. – fu l’unica risposta. Nella mischia, un pugno raggiunse il mento di
Ben, che finì contrò uno scivolo a una decina di metri di distanza. Colosso
allora si lanciò contro il suo amico, sferrando un pugno controllato che
-
Henry…ti prego… -
-
…aaarrrgg…t…tuuu… - ululò l’altro, cercando inutilmente di graffiarlo.
-
Scusami, amico. – disse Logan, sferrando un artigliata di striscio, poi saltò,
evitando il contrattacco e dando modo a Peter di colpire. Emma intanto cercava
di inserirsi telepaticamente in quella mente sconvolta dagli istinti primordiali.
-
…male…maledetti…tutti… - ruggì Hank, riprendendo l’assalto con una furia
instancabile. La sua mente era come immersa in una dimensione in cui tutto
sembrava giusto e motivato, anzi non percepiva la condizione di “sbagliato”.
Il
senso di ragno ronzò più forte del dolore nella testa di Reilly, quando
Franklin planò sulla scena. “Oddio…non se ne sono accorti!” capì Ben, vedendo
che gli X-Men non si voltavano a guardare il loro carnefice.
“Corri,
Reilly…corri!”
Era
questione di frazioni di secondo, Franklin stava scendendo in picchiata ed era
ormai a pochi metri dalle sue vittime, il Ragno Rosso invece era terribilmente
lontano quando scattò. I muscoli divennero di fuoco, il suo corpo tutt’uno con
l’aria. Piegandosi, evitò “Occhigialli” e afferrò Emma, gettandola a terra, poi
con un salto si proiettò fra Franklin e gli altri tre X-Men.
-
Aaaaaaarrrrrgggghhhh! – gridò Ben, quando l’esplosione lo investì in pieno.
Logan saltò contro Hank, spingendolo lontano, mentre Colosso si limitò a
proteggersi con le braccia, sfruttando la durezza della sua pelle.
-
Signore? – fece uno dei tanti galoppini, mentre il Signore del Crimine guardava
fuori dalla finestra.
-
Mmmmhhh? -
-
Sembra che Franklin sia appena giunto… -
-
Se lei guardasse fuori, Sandon, saprebbe già tutto. -
-
Ha attaccato gli X-Men e…il Ragno Rosso. -
-
Di nuovo lui! – disse il criminale, socchiudendo gli occhi – Sembra che l’eroe
locale non voglia rassegnarsi a dimenticarsi i miei affari. Chi potremmo usare
per liberarcene? -
-
Ora? Al momento…non abbiamo persone disponibili… - disse Sandon.
- O
meglio, non ci sono persone che se la sentano di affrontarlo? – chiese il
Signore del Crimine, girandosi minacciosamente.
-
È…è solo che… -
- È
solo che i migliori, sono impiegati in affari più remunerativi. Credo sia il
momento di rivelarsi a questa città, magari occupandomi personalmente del Ragno
Rosso. -
Colosso si voltò di scatto, colpendo Franklin in
pieno volto e facendolo rotolare a terra.
- Emma! Stai bene? – chiese poi.
- Si…il Ragno mi ha spinta a terra… -
- Vagli a dare una mano. – disse, vedendolo a terra
svenuto, ma la sua richiesta fu coperta da un’esplosione.
- Maaaaarrrrrkkkk! – gridò l’essere rialzandosi e facendo
esplodere il terreno sotto Colosso. Peter saltò, sfruttando la spinta per
proiettarsi verso “Occhigialli”, che intanto si era voltato verso Mark.
- Vai giù! – gridò Colosso, colpendolo con un pugno,
e poi un altro – VAI GIÙ! -
Franklin incassò il colpo, semplicemente irrigidendo
il collo. Sembrava incredibilmente resistente.
- Spero ti faccia piacere sapere che è stato anche
potenziato con il DNA di un mutante del tutto simile a te!- urlò Mark a
Peter.
- Ah, si?
Buono a sapersi! – gridò Ben saltando addosso a Franklin.
“Niente più remore.” pensò il Ragno
“Niente più controllo.” Afferrò il nemico al busto con le
gambe e reclinò la schiena, cercando di
trasferire tutta la forza, sia muscolare che meccanica, nei due pugni
congiunti. Il colpo fu devastante, la resistenza di Franklin non era tale da
resistere ad un colpo da più di dieci tonnellate di forza. - Potevo farlo io. -
disse l'X-Man.
- Scusa, ma questo tipo mi ha fulminato,
pestato, tirato contro una vetrata... -
- Ok, ok...Emma! Presto…cerca di
bloccare i suoi poteri! – gridò allora Colosso. Dopo qualche secondo,
Franklin, che ancora cercava di muoversi, si rilasciò finalmente a terra.
Logan intanto stava appresso a Henry che si era gettato sulla folla, spaventato
dall’esplosione.
- Eh no, McCoy! – gridò, colpendolo con un pugno –
Credo di capire cosa stai provando… “il tuo io ferino” come diresti tu, che
esplode. È una sensazione senza eguali, lo so. -
- nnn…nnnaaaaarrrrr… - fece l’altro, tirandosi in
piedi.
- Ma se vuoi provarla, se vuoi essere un animale,
non puoi lasciare che qualcuno ti invada il territorio. – concluse Logan,
digrignando i denti. I due si guardarono dritti negli occhi, ringhiando, i
muscoli tesi e gli artigli sfoderati. Hank balzò, azzannando l’avversario alla
gola e macchiandosi del suo sangue; con un calcio, Wolverine allontanò allora
- Logan! – fece Colosso, correndogli in contro, ma
il canadese lo zittì con un gesto e si allontanò di qualche metro. Tutta la
libertà che aveva provato nel lottare in quel modo, la piacevole angoscia che
aumentava ad ogni colpo erano spariti, e tutto quel rosso sulla pelle pesava
come un incudine.
In quell’atmosfera mesta, risuonò macabro l’applauso
di due mani guantate.
- Bravi, bravi…vi chiederei il bis, se non avessi
fretta. – disse il Signore del Crimine, volando a qualche metro da terra grazie
ad un congegno anti-gravitazionale impiantato nella cintura.
- Saremo lì fra qualche minuto, sceriffo. Sembra sia
intervenuto un altro soggetto. -
- Chi? – chiese
- Non è stato riconosciuto. Finora abbiamo il Ragno
Rosso, alcuni X-Men, Ganaver e altri due sospetti sconosciuti. -
- Robert, potrebbe essere pericoloso… - disse lo
sceriffo.
- Ti ho già detto Mike che voglio esserci.
L’attività super-illegale a Frisco è nuova, devo capire. È una mia
responsabilità, oltre che tua. -
- Per me è quasi un piacere. – disse Higan,
stringendo il fucile.
- Era quello che temevo… - commentò O’Hara,
socchiudendo gli occhi.
- Chi sei? – chiese Colosso, guardando quella
maschera nera ghignante.
- Oh, uno che muove i fili. Uno bravo a farlo,
aggiungerei. -
- E se te li tagliassero quei fili? – fece serio
Wolverine.
- Signor Logan, io aspetterei a parlarmi in quel
modo. Il vostro amico, il dottor McCoy, è sotto l’effetto di un attivante
genetico di mia proprietà. Non ha più di due ore di vita, né voi avete la
possibilità di curarlo. -
- Sta dicendo la verità, Emma? – chiese Colosso, a
voce bassa.
- Non posso leggere nella sua mente. – rispose
- Certo, perché io non lo desiderio, mia cara. Ciò
che voglio, invece è darvi la possibilità di salvare il vostro amico. Ho con me
l’antidoto. -
- Come possiamo fidarci di te? – chiese Emma.
- Domanda da film! Dovete fidarvi e mi darete ciò
che chiedo. -
- Cioè? -
- Restituitemi Franklin e Mark, sono miei
collaboratori. Inoltre, lascerete Frisco oggi stesso. -
- Io non starò ai tuoi patti, cocco. – commentò
Wolverine.
- Non ho finito, signor Logan. Voglio che mi
consegnate il Ragno Rosso. -
- “Consegnarti”…? – fece Peter.
- Possibilmente, non in buona salute, ma se vuole
seguirmi spontaneamente.
- Altrimenti? – chiese secco Ben.
- Altrimenti Henry McCoy morirà. -
Reilly osservò la massa blu a terra, respirava a
fatica. Non c’era modo di stabilire se fosse un bluff o meno. Colosso fissò per
un attimo il Ragno, sperando, molto segretamente, nelle parole che sentì poco
dopo.
- D’accordo. -
- Benissimo, Ragno Rosso. – si compiacque il Signore
del Crimine – Prendetelo. -
Da alcune macchine parcheggiate, uscirono degli
individui incappucciati con dei fucili dalla fattura fantascientifica.
Spararono qualche colpo in mezzo alla folla e attorno a Franklin che era a
terra, perché gli X-Men si allontanassero. Altri scagnozzi circondarono
Franklin, pronti a sollevarlo, altri ancora raggiunsero Mark. Ben si scambiò
velocemente un’occhiata con Emma Frost, prima di consegnarsi a quegli uomini.
- Ora dacci l’antidoto. – disse Colosso.
- Quel che è giusto… - commentò il Signore del
Crimine, lanciando a Peter una siringa carica di un liquido rossastro.
- Ha un effetto molto rapido, ma dovrà riposare. –
disse il criminale con noncuranza.
- Anche tu! – gridò il Ragno Rosso, saltando verso
il Signore del Crimine, ma rimbalzando contro un campo di forza. Emma intanto
prese le sue fattezze diamantine e colpì un paio di quei tizi, imitata da Colosso
e Wolverine.
- Vedo che considerate il tradimento come un atto
eroico! – gridò il Signore del Crimine infuriato. La lotta durò finché non
arrivò la polizia, a sirene spiegate. Mark fu il primo a cercare di scappare,
correndo verso le macchine.
- Eh, no! – commentò il Ragno Rosso, sparando un
dardo soporifero. Il giovane si afflosciò subito a terra, ma alcuni compagni,
rispondendo all’attacco di Reilly con proiettili al plasma, lo sollevarono e lo
portarono via. Il Signore del Crimine aveva dato ordine di non lasciare nessuno
indietro, o almeno nessuno che potesse essere interrogato.
- Nessuno si muova o apriamo il fuoco! – gridò
O’Hara in un alto parlante, ma lo sceriffo aveva già dato l’ordine di sparare.
- HIGAN! – ruggì Robert, afferrandolo per la divisa
– La prossima volta che apri il fuoco senza avvertire, non mi importa quanto tu
possa essere stupido o quanti agganci tu possa avere…troverò il modo di fartela
pagare amaramente, perché IO sono un tuo superiore! -
Ormai il danno era fatto: nella confusione, il
Signore del Crimine era fuggito e i suoi uomini stavano rispondendo al fuoco,
sparando sulla folla. Improvvisamente però si bloccarono sia i criminali che i
poliziotti, rimanendo immobili, con lo sguardo fisso e il dito sul grilletto.
<<Molto bene…ora pensate tutti allo schianto
di ragazza che vi tiene bloccati!>> suggerì
telepaticamente Emma Frost, mantenendo calme le loro menti.
- Almeno
la polizia li avrà trovati allegri quando li ha interrogati. – disse il Ragno
Rosso, sorseggiando il suo caffè. Ad ascoltarlo, c’era solo Hank McCoy, in un
letto, intento a ricostruire le sue ore di follia.
-
Già…Emma è…è sempre un po’ narcisista. – commentò infine
-
Non sono presuntuosa…anche se in effetti ho tutti i motivi per esserlo. –
commentò la bionda.
-
Appunto. -
-
Tu come stai, Hank? – chiese Colosso, battendogli sulla spalla.
-
Sono ancora in grado di stenderti, ma per il momento preferirei farlo a
scacchi. La debolezza dipende dalla ristrutturazione del mio codice genetico,
ci vorrà ancora un po’ e sarò come nuovo. -
-
Non credo che Peter intendesse questo. – disse Logan.
-
Io non ho altro da dire…a parte, scusa per il morso. -
- I
morsi. – puntualizzò Wolverine.
-
Ahi… - compenetrò nel dolore dell’amico.
-
Già. -
-
Beh…allora che ne sarà di Franklin? – chiese il Ragno Rosso.
-
Lo porteremo alla scuola, crediamo di poterlo curare. – disse McCoy, guardando
Peter.
-
Credo che sia il posto giusto. – disse Ben, alzandosi – Beh, vi assicuro che è
stato un piacere. -
-
Anche per noi. – disse Colosso, stringendogli la mano.
-
Beh, veramente… - cominciò Emma.
-
Lo è stato. – ripeté Peter.
-
Ok, buon viaggio fino a NY! Portate i miei saluti ai ragni locali! – gridò
Reilly, saltando dalla finestra.
Ben
si rese conto che quel giorno non aveva ancora visto Helen, non era passato da
casa.
“Non
posso continuare così…mio Dio! Lei ha solo bisogno di me, adesso! Aiutarla
sarebbe…così…semplice, ma quando le sono accanto è tremendo. Se solo ci
fosse…non lo so, una regola, qualcosa da poter seguire…lei ha capito una cosa
di cui ho paura: la vita deve andare avanti, ma non come se non fosse successo
niente.”
Strinse
la divisa fra le mani, stando davanti all’armadietto. Improvvisamente, la porta
si aprì con un colpo secco.
-
BEN! Io ti amo! – a gridarlo era stato Steve Harris, il che rendeva la frase
abbastanza…pericolosa.
-
Uh…si…Steve, io non sono contrario… -
L’agente
abbracciò il Ragno con tutta la sua forza, lasciandolo senza parole.
-
Tieni! Aprila! – gridò poi, passandogli una lettera. La busta conteneva un
foglio ufficiale della sezione CSI di San Francisco.
Con
la presente, si comunica a REILLY BENJAMIN PETER la sua promozione al grado di
ISPETTORE e il suo trasferimento alla sezione CSI con effetto dalla data del…
Ironicamente,
il nome “Reilly Benjamin Peter” e “Ispettore” erano scritti maiuscoli, il che
li collegava direttamente.
-
Ah…io… -
- E
io ne ho ricevuta una uguale…beh, non proprio Ispettore, sono nel laboratorio
di analisi…io non finirò mai di ringraziarti, sarò il tuo schiavo per tutta la
vita… -
Ben
riusciva solo a sorridere. Era felice, felice della lettera, felice del fatto
che
-
Ehi, voi! – li chiamò O’Hara ridendo appena uscirono dallo spogliatoio – Sono
qui proprio perché so tutto. Complimenti, avete corrotto il tenente Lennon,
eh?-
-
Noi… - fece Steve.
- E
che ci fate in divisa? – continuò con fare bonariamente severo.
-
Beh, siamo di pattuglia. – rispose Ben.
-
Sentite, sono arrivato tanto così dal picchiare quel pistolero dello sceriffo
Higan e non mi va di arrabbiarmi ancora a causa di due agenti che magari non
hanno neanche pulito la loro pistola perché sono euforici per la loro
promozione. Filate a cambiarvi, ci sono abbastanza agenti di pattuglia stasera.
-
-
Dice sul serio? -
-
Filate! – gridò O’Hara, sorridendo e osservandoli rientrare nello spogliatoio.
-
Era necessario venire a vederli, Robert? – chiese Shirley Lennon, uscendo da
dietro l’angolo.
-
Si, assolutamente. Allora, ti hanno corrotto? -
-
No, ma Reilly mi ha stregato. -
-
Non dovresti dirlo proprio a me… -
-
Dai, hai capito. Pensavo che non sarei mai riuscita a convincere il comandante.
-
-
Ci avrei pensato io, nel caso. Ma come hai fatto? -
-
Non dovrei dirlo proprio a te. – disse il tenente Lennon girandosi verso la
porta.
Ben
non aveva ascoltato nessuno durante tutto il tragitto, si era negato ai
festeggiamenti di Steve, perché aveva altri progetti.
-
Ciao Ben… - disse Helen appena la vide.
-
Silenzio. – disse il suo compagno prendendola per mano e conducendola di corsa
verso la camera da letto. Dalla porta chiusa si udirono urletti striduli e
risatine per un alcuni minuti, poi Reilly uscì di corsa, tenendo Helen sulle
spalle, vestita elegantemente.
-
BEN! SMETTILA! -
Ben
non avrebbe voluto sentire altro. Volteggiarono di discoteca in discoteca,
ridendo spensieratamente e entrambi si resero conto che per una notte, era
bello dimenticare.
Si
concludono Scena del crimine e Blood. Spero vi siano piaciuti, mio pubblico…(ehi!
Svegliatevi! Sto parlando con voi!) Beh, volete sapere cosa combinerà Ben al
CSI? Volete scoprire se l’oblio di Helen è totale? No? Allora seguite le storie
del Ragno Rosso!
Un
saluto particolare a Savi da Giggiolone, l’orsacchiotto bambinone! (credetemi,
mi ha costretto a scriverlo con i mezzi più abominevoli…)